Patteggiare in un Processo Penale, ovvero non dichiararsi colpevole ma decidere di definire il processo “velocemente” evitando di essere magari condannati ad una pena maggiore rispetto a quella concordata con il Pubblico Ministero, oltre a risparmiare sulle spese legali (affrontare un processo con numerose udienze è certamente più oneroso); Si rischia anche il licenziamento ?
La Cassazione dice di SI: Cassazione Civile, Sez. Lav. Sentenza n. 7130 del 09/05/2017
Il licenziamento intimato per giusta causa (ex art. 2119 c.c.) è la forma più grave di interruzione del rapporto di lavoro, intendendosi per “giusta causa” un’inadempimento del dipendente così grave da non permettere la prosecuzione del rapporto lavorativo.
La vicenda muove dal ricorso promosso da un lavoratore che veniva licenziato dal proprio datore di lavoro a causa di un suo coinvolgimento in un processo penale per cessione di stupefacenti.
Il processo si era definito con una sentenza di applicazione della pena su richiesta ex art. 444 c.p.p., il cosiddetto Patteggiamento.
La Cassazione fa propria la tesi della Corte di Appello che aveva confermato il licenziamento, ritenendo che la sentenza pronunciata a seguito di patteggiamento possa essere equiparata, ai fini della sussistenza della giusta causa di licenziamento ed indipendentemente dal CCNL applicabile al rapporto di lavoro, ad una sentenza di condanna definitiva.
Nella caso di specie i fatti integravano la giusta causa in quanto irrimediabilmente lesivi del vincolo fiduciario – seppur estranei all’esercizio delle mansioni del lavoratore subordinato – in considerazione della natura del datore di lavoro e del ritrovamento di documenti che lasciavano intendere lo svolgimento dell’attività di cessione di sostanze stupefacenti anche sul posto di lavoro.
Viene altresì ribadita la valenza probatoria della sentenza ex art. 444 c.p.p., essendo possibile disattenderla esclusivamente chiarendo le ragioni per cui l’imputato avrebbe ammesso una responsabilità insussistente, esonerando l’accusa dall’onere della prova.
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Avv. Francesco Pavan